Sulle radici dell’ansia

Sulle radici dell’ansia

Immagina di essere un neonato tra le braccia di tua madre mentre ti allatta. La madre è però molto agitata. Forse in casa c’è una situazione tesa, preoccupazioni economiche o altri problemi. Inoltre, la madre potrebbe essere turbata dall’esperienza di avere un bambino, poiché le riemergono ricordi di quando era lei stessa così piccola. Questo la rende nervosa, preoccupata, ansiosa e forse anche verbalmente aggressiva con il compagno. Ci sono tensioni e tutto questo influisce su di te.
Non vivi sempre, o spesso, un senso di accoglienza o sicurezza. Non è un’esperienza di tranquillità o di essere al centro del mondo. Al contrario, senti l’agitazione nell’aria. Percepisci che il corpo di tua madre non è rilassato, non produce endorfine, ma forse adrenalina. Avverti una sensazione di rabbia, tensione e paura. Anche se sei troppo piccolo per riconoscere o interpretare queste percezioni, le senti chiaramente. Il tuo corpo capisce se quello di tua madre è accogliente e se i suoi gesti sono calmi.
A volte, tua madre non riesce a gestire il carico emotivo e deve allontanarsi per riprendere fiato. Questo non è dovuto a ciò che accade tra voi, ma al suo mondo emotivo. Può isolarsi fisicamente o emotivamente, e anche questo lo percepisci chiaramente e forse impari a sentirti solo e colpevole.
Questa è probabilmente la storia di molti di noi e si è manifestata durante il periodo dell’allattamento e nei primi delicati anni di vita. In quel periodo, come esseri umani, continuiamo a sviluppare il nostro sistema nervoso. Questa esperienza crea un solco di paura, ansia, incertezza, scarsa protezione e difficoltà a rilassarsi che portiamo avanti nella nostra infanzia e, molto probabilmente, anche da adulti. In certi momenti, o forse spesso, continuiamo a sentire ansia, paura, instabilità, una forte precarietà e nervosismo, con la sensazione che se non abbiamo tutto sotto controllo, corriamo grandi rischi.
Dal mio punto di vista è importante comprendere da dove vengono questi stati emotivi perché spesso quando ci sentiamo ansiosi e vulnerabili apparentemente senza motivi per esserlo, accusiamo noi stessi di essere paurosi, infantili invece di avere cura e tenerezza per queste parti del nostro mondo emotivo ferito.

Il mio lavoro di accompagnamento facilita il contatto con le ferite profonde che hanno generato stati d’ansia e altre sofferenze nella nostra vita adulta.
Riprendere contatto con questi sentimenti è doloroso, ma è anche un modo per fare l’esperienza che oggi possiamo affrontarli perché abbiamo le risorse di un adulto. Ogni volta che riesento uno stato doloroso vissuto in una situazione di impotenza da bambino e lo attraverso con le risorse attuali, quel dolore si attenua.
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