I molti strati del nostro essere

 

Premetto che non pretendo di avere la verità in mano ma quanto scrivo è solo la mia percezione, ciò che osservo nella mia esperienza di vita e nel lavoro con le persone.

Sei un’essenza, un’anima libera che desidera fare delle precise esperienze e che ha il potenziale per essere in contatto con il corpo, con le tue emozioni, con il mondo e lo spirito, nell’amore.

Chi è venuto prima di te, per generazioni e generazioni, è vissuto nel dolore e si è difeso da questo come poteva.

Tu hai imparato a fare lo stesso: a difenderti per sopravvivere, congelando parti di te, riducendo la tua sensibilità, la capacità di prendere e godere della vita, dell’amore, del tuo corpo, del sesso ecc… hai imparato a sopravvivere in una lotta che non è fuori da te ma dentro il tuo mondo.

Il tuo sistema di difesa dal dolore lo chiami carattere e si forma prestissimo nella tua esistenza sulla terra, per completarsi, nei primi 6 anni di vita.

Si tratta di una personalità falsa, una strategia di sopravvivenza.

Nasce dalla reazione, per esempio, alla rabbia e disperazione di mamma, alla paura di tuo padre, alla morte di nonna o di qualcun altro, morte che non hai potuto elaborare in quanto non c’era un adulto ad accompagnarti in questo cammino ecc…

Allora per difenderti respiri meno profondamente, senti meno. Più i traumi li vivi in solitudine e in tenera età e più lasciano una traccia in te; ecco perché devi strutturarti per difenderti da questi dolori e dal pericolo di viverli ancora.

Solo che… queste difese rovinano la tua esistenza.

Le ferite peggiori le vivi, forse dovrei dire che le subisci, proprio da chi ti crescei genitori ma anche altri adulti che si occupano di te quando sei piccolo. Il problema è che i tuoi genitori e tutori li ami e ne hai disperatamente bisogno e quindi sei costretto a rimuovere la memoria o almeno l’emozione dolorosa associata alle ferite che subisci e seppellisci tutto da qualche parte nel tuo inconscio.

Cresci continuando a proteggere i tuoi genitori dalla tua rabbia, spesso dall’odio di bambino e questo meccanismo di sopravvivenza ti impedisce di amarli così come sono e ricevere e accogliere davvero la vita da loro.

Di conseguenza sei impedito ad amare te stesso così come sei, perché, come ogni bambino ferito da chi ama, senti che è colpa tua e di conseguenza diventi autodistruttivo e duro.

I tuoi genitori o chi si prende cura di te ti fa male non perché è cattivo ma perché anche lui è, as sua volta, ferito e tutto questo dolore arriva dal sistema famigliare che ripete degli schemi dolorosi da generazioni.

Facciamo un esempio: se nonna è stata abusata da piccola e non ha potuto elaborare il trauma vissuto,  come vivrà la sessualità con il nonno? E quando tua mamma viene concepita, con che energia questo accade? Magari nonna è passiva per paura di perdere l’amore del marito ma la sua esperienza emotiva nell’intimità con il marito è di rivivere l’abuso.

La figlia nasce con questo sentire che le rimane dentro. Come vive la tua mamma il contatto con tuo padre? In questa energia arrivi al mondo. Se sei femmina magari, nutri una rabbia sotterranea per i maschi, il sesso e forse, per difenderti da un dolore profondo, cerchi di dominarli, punirli sentendoti poi,  in colpa e rifiutata oppure rimani dimessa e passiva con il tuo uomo correndo il rischio di essere tradita (e la catena di dolore va avanti). Se sei maschio, magari ti senti in colpa per le tue pulsioni, segretamente ti senti arrabbiato con la tua mamma di quando eri piccolo perché ti sei sentito, almeno in parte, rifiutato come maschio; per proteggerti da questo dolore forse diventi accondiscendente, o forse molto femminile oppure aggressivo e seduttivo.

Lo sviluppo della falsa personalità o carattere e cioè di queste strutture difensive, fa si che la tua vita non è come senti che dovrebbe essere perché è plasmata da un falso sé.

Magari fai un lavoro che ti fa schifo, stai con un partner che non ami ecc.. e tutta questa lontananza da te si trasforma in posture, tono fisico ma anche sintomi, perché il corpo segnala che non stai bene, che non sei nella tua strada, che non sei in contatto con te, con cosa senti e neanche con la tua anima e il mondo dello spirito.

  • Marco Meini
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